La relazione sullo stato dell’ambiente 2016

Quello che esce fuori dalla relazione sullo stato dell’ambiente 2016 del Ministero dell’Ambiente è possibile riassumerla in sei parole chiave:

  1. Rifiuti
  2. Cattiva depurazione
  3. Perdita di risorse naturali
  4. Arretramento delle coste
  5. Aumento della desertificazione

 

Prima o poi dovremmo farci i conti con l’ambiente in cui viviamo e – ad aumentare la visione apocalittica – e forse piuttosto verosimile – si inseriscono anche tutte le brutte notizie che in questo momento dell’anno (luglio 2017) ci arrivano dai media, con particolare riguardo ai vasti incendi boschivi del sud Italia.

Ritorniamo al rapporto del Ministero.

Erano otto anni che la struttura ministeriale non metteva mano ad uno studio così articolato, dove ci sono sia i punti negativi con i quali ho aperto l’articolo, ma anche spunti positivi.

A detta del Ministro “Siamo fra i sistemi-paese con la più alta efficienza energetica, abbiamo performance nelle rinnovabili che non solo ci pongono ai vertici del continente, ma ci collocano all’avanguardia su scala mondiale”.

Ecco la sintesi dei punti critici su quale bisognerà porre particolare attenzione:

  1. La raccolta differenziata è ancora al di sotto dei limiti imposti dall’Unione europea (65%);
  2. Si continuano a registrare livelli atmosferici superiori agli obiettivi normativi per quanto riguarda il particolato atmosferico, il biossido di azoto e l’ozono, andando ad agire negativamente sulla qualità dell’aria;
  3. L’inquinamento da fonti diffuse (agricoltura e zootecnia) risulta avere l’impatto maggiore sia per la risorsa idrica superficiale che per quella sotterranea. “È […] importante notare come la pressione puntuale – scarichi da impianti di depurazione – risulti la seconda pressione predominante per le acque superficiali, mentre i prelievi per uso agricolo rappresentino la seconda pressione per la risorsa idrica sotterranea”, si legge nel documento;
  4. La superficie urbana è in continuo aumento, anche in situazioni di stabilizzazione o decremento demografico. La preoccupazione, riguarda in particolar modo gli effetti sui litorali, soprattutto a livello dell’Adriatico, presi d’assalto dal processo d’urbanizzazione mentre le coste arretrano progressivamente per la concomitante perdita di sedimenti in corrispondenza delle foci dei principali fiumi italiani (anche se – ad onor di cronaca – alcune amministrazioni comunali stanno ridefinendo il consumo di suolo con indici al ribasso).

Se avete qualche mese di tempo, studiatevi pure il report del Ministero che lo trovate qui.

 

Ing. Giuseppe D'Aria
Nato ad Ancona nel 1983, laureato in Ingegneria Edile nel 2011, svolge come libero professionista l'attività di consulente tecnico e progettista per privati, aziende e pubbliche amminitrazioni. Ha collaborato come revisore di testi tecnici, siti e banche dati con EPC Libri e Dario Flaccovio Editore.
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